martedì 28 giugno 2011

NICCHIA

Aggiornamento Positivo ad un post (troppo) negativo
Qualcuno mi ha scritto privatamente questo, non rendo noto il suo nome ma quello che mi ha scritto voglio condividerlo con voi:

"Tesoro, ognuno di noi è unico. Non piacciamo a tutti ma fortunatamente di solito le persone a cui non piacciamo non piacciono nemmeno a noi. Evitale. Ascolta solo i giudizi volti a migliorarti e ignora tutti gli altri, fregatene, passa oltre. Non sei in una nicchia, sei in un posto bellissimo che sei TU e ci porterai i tuoi figli insegnando loro a fare altrettanto"


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Nicchia
Dal latino nido,  identifica una cavità in un muro, un luogo protetto e “piccolo”.
Mi addentro nell’etimologia, un mondo che mi affascina ma che non conosco affatto, per cercare di capire perché sempre più spesso mi sento dire che appartengo a una nicchia e come mi sento.

Me lo sento dire quando vado in un mulino e chiedo farina tipo 1. E’ un prodotto di nicchia. Ma il pane è più buono… Nicchia. Cerco lenzuola in misto lino? Nicchia. Ma sono morbide e fresche… Nicchia. Strofinacci di lino? Nicchia. Ma asciugano di più… nicchia. Sciroppo di mandorle? Nicchia. Piatti bianchi… nicchia. Tovaglie a quadretti? Nicchia. Semi di papavero? Nicchia. Cestino da pic nic? Nicchia. Cappello di paglia? Nicchia.

Questo non vuol dire che certi prodotti non si trovano, magari non in un piccolo paese ma in città si trovano, in internet anche, ci sono marchi che fanno di queste nicchie il loro mercato così come appassionati come me che riescono a diventare produttori o distributori. Semplicemente costano molto più dei prodotti commerciali.

Una cosa però mi suona strana: io che amo le cose semplici, le stesse che usava mia nonna oggi sono una che cerca il prodotto di nicchia.
E mi da fastidio, non avete idea quanto. Ma sapete perché? Perché mi sento dare della sofisticata (in senso ovviamente dispregiativo), una snob, una che ha delle storie, che vuole fare la “strana” ad ogni costo.
E invece mi viene naturale come a mia nonna, semplicemente sono nata una cinquantina di anni troppo tardi. Non sto al passo con i tempi? Io amo la tecnologia, mi ritengo anche piuttosto al passo in questo senso. Ma vorrei che ci fosse ancora qualcosa della semplicità del tempo passato, la tabula rasa che vedo intorno a me  mi fa rabbrividire.  
Ben venga l’iphone, l’ipad, il cellulare, la macchina con il telefono in viva voce, internet, il computer. Vivo con queste cose, non saprei farne a meno.
Ma quando mangiamo e dormiamo e prendiamo il sole e facciamo un pisolino in giardino non siamo forse gli stessi esseri umani di sempre? Abbiamo il kitchen aid ma possiamo fare lo stesso pane della nonna, con l’ipod nelle orecchie possiamo dondolarci  sulla stessa amaca di quando eravamo bambini.
Intorno a me vedo una degenerazione dei prodotti che va di pari passo con l'involuzione dei rapporti tra le persone e la qualità delle persone stesse.
Le lenzuola con i cuccioli di labrador in cotonaccio plasticoso cos’hanno a che fare con il dormire? Qualcuno di voi me lo sa spiegare come se fossi una bambina di 5 anni? Il piatto bianco cos’ha che non va? Perché abbiamo bisogno di averlo decorato con questi disegnacci stampati male? Perché il quadretto della tovaglia non piace più? Vedo tante cose orrende ma non è una questione di gusto… non le trovo insieme ai miei quadretti, le trovo al loro posto.  Le trovo al mercato dove con la suddetta nonna facevamo scorta di strofinacci di lino. Ora trovo strofinacci in cotone che non asciugano un piffero stampati con le winx oppure hello kitty oppure finti provenzali, made in china ovviamente.
E le persone che comprano disinvolte questi prodotti come sono? Io non li vedo vivere come viviamo noi… non dormicchiano sull’amaca, non mettono le lenzuola al sole, non sono mai in giardino, cucinano poco e mangiano male, guardano tanta televisione e mai le stelle e le lucciole. Eppure vivono dove viviamo noi. 
Non voglio generalizzare, pochi esempi categorici mi servono per spiegarmi... ci saranno tra voi persone fantastiche che dormono tra i labrador, ne sono certa. Così come ci sono persone diverse da me che non mi giudicano affatto una snob... ma cercate di capire dove voglio arrivare... 
Nella nicchia in cui mi trovo so di non essere sola, vi leggo e vi scrivo, so che ci siete.

Mi domando una cosa, però, in questa mattina di fine giugno 2011:
che ne sarà di noi tra vent’anni?
Non è un lamentoso interrogativo retorico, è una vera domanda. Secondo voi che fine faremo? Popoleremo un sottobosco solo nostro, ci aggireremo tra gli altri additati come “strani” sempre di più? Ai nostri figli come spiegheremo questo fenomeno? Ho paura, a volte, che la mia nicchia mi starà sempre più stretta. Cosa ne pensate? Chi di voi ha dei figli come fa?

Ecco. Quello che trovate sotto è il post originale, scritto prima di iniziare a svolazzare nel mio posto bellissimo. Grazie

2 commenti:

Teresa ha detto...

Grazie a te. Teresa

Anonimo ha detto...

Hai ragione. Anche a me da fastidio non trovare prodotti di qualità, quelli che ai tempi di mia nonna erano l'unica merce in vendità. Oggi tutti materiali pessimi, costosi per quello che valgono e fatti prevalentemente in china con il finto made in italy o prodotti dal grazioso disegno provenzale che la Provenza non l'hanno mai vista essendo prodotti a FUZHOU. Ho trovato una panca shabby chic ( made in china...ma ovviamente omesso) in italia a 500€ e lo stesso identico prodotto in un negozio in Argentina nel 2012 a 250 pesos...circa 35€